domenica 17 luglio 2016

CHORA

CHORA: l'ultimo progetto sullo spaccato di una ricerca artistica (di punta) in Basilicata (per noi di Utopia, l'unica), degli amici materani e potentini, nel Parco Scultura "La Palomba", di Antonio Paradiso . Un Parco da sogno...il Parco dei desideri, visitato e conosciuto durante il Progetto Rupextre del 2010: 

ARTISTI:
Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Massimo Lovisco, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Claudia Olendrowicz, Vito Pace

vernissage sabato 18 giungo 2016, ore 18.00

seguono performance di Alessandra Bia/Bartolomeo Smaldone, Dario Carmentano, Pino Lauria/Stefania Visconti, Massimo Lovisco/Gabriele Rufino/Stefano Spagnuolo

fino al 24 giugno 2016, solo su appuntamento

Parco Scultura La Palomba
c.da Pedale della Palomba – Matera


Il Parco Scultura La Palomba, al margine opposto della gravina su cui si affaccia Matera, fu realizzato su iniziativa dell’artista Antonio Paradiso in un’antica cava di tufo esausta. Negativo residuo di una settecentesca Matera che dopo lo scavo approda al costruito, è diventato oggi luogo di un’esposizione permanente di opere antropologiche, un antro in grado di mettere in risonanza l’arte oltre le strategie della musealizzazione.

Chora è tra le iniziative temporanee che ne tengono viva la presenza, ed è un’esposizione collettiva in forma di convivio tra esponenti della comunità artistica lucana. In mostra opere di Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Massimo Lovisco, Claudia Olendrowicz, Vito Pace. A partire dalle 20.00 avranno invece luogo eventi performativi condotti dagli stessi artisti: Immagine urbana, memoria, segno, di Alessandra Bia, con la partecipazione del poeta Bartolomeo Smaldone; Eutrapelìa, di Dario Carmentano; Linea di Confine, di Pino Lauria con la partecipazione dell’attrice Stefania Visconti; Thirteen tears in the ears, opera sound art di Massimo Lovisco, Gabriele Rufino e Stefano Spagnuolo.


Il titolo dell’evento rimanda a categorie formulate da Platone e rielaborate tra gli altri da Jacques Derrida: al di fuori dei confini della polis, oltre il luogo della vita organizzata in cui la legge umana ambisce a coincidere con la legge della natura, si estende il luogo dell’indefinibile e del verosimile, un’area topografica e dell’intelletto in cui si dispiegano tanto l’inconcepibile quanto le infinite articolazioni del pensabile. La cava, un ambito che vibra fatalmente tra il vuoto e lo statuto di luogo senza mai giungere all’insignificanza, che si definisce anzi per assenza e privazione, diventa ricettacolo (una delle possibili traduzioni della parola chôra), ovvero sfera delle possibilità, luogo molteplice.


Matera è città atavica e anautoriale in cui ogni segno è segno culturale e in cui gli antichi percorsi urbani sono la pietrificazione di uno schema insediativo e relazionale scomparso: ogni muro compete con la strada, ogni pavimento con il soffitto altrui, ogni vicinato con il vicinato accanto. A questa pregnanza di sensi negoziati si contrappone la contemporanea ricerca di un destino, di una vocazione, di un momento di elaborazione cui nessun processo progettato sembra saper rimediare.



Chora nasce come coordinamento di energie intellettuali, come spazio, dispositivo, argomento, pretesto e laboratorio di discussione, non con l’intenzione di suggerire direzioni e strategie ma con l’intenzione di ripartire dalla convivialità stessa, dalla messa in comunione di idee, in un frangente in cui ogni movimento generazionale è dissolto e ogni spazio pubblico di riflessione destabilito.


Chora ha inaugurato sabato 18 giugno 2016 a partire dalle ore 18.00 ed è stata visitabile fino al 24 giugno su appuntamento (telefonando al numero 328 9716135).



mercoledì 6 luglio 2016

CHIENA 30° - CAMPAGNA 27 Luglio - 30 Settembre 2015


TESTO e COMUNICATO STAMPA
ACQUA-TRENTENNALE DELLA CHIENA (1985/2015 ) - 30° ANNIVERSARIO DELLA TRASFORMAZIONE DELL'EVENTO TRADIZIONALE  DA NETTEZZA URBANA a OPERA D'ARTE" , per un inizio di STORICIZZAZIONE


 MOSTRE ALL'INSEGNA DI UNA STORICIZZAZIONE IN PROGRESS, TRA AVANGUARDIA E TRADIZIONE

Nella città di Campagna, in occasione del Trentennale della Chiena, sono in corso alcune mostre e attività, accomunate da un unico obiettivo: storicizzare la "Chiena", nel recupero storico, per essere ri-visitata, regolamentata e ri-valorizzata, con maggiore attenzione, per un richiamo turistico di qualità, e non solo di quantità, come avvenuto negli ultimi 20 anni nel richiamo della "secchiata". La Chiena, evento fluviale del fiume Tenza, utilizzato nei secoli scorsi, non solo per portare acqua ai mulini, cartiere, concerie e alla centrale idro-elettrica, ubicate lungo le sue sponde, fino a congiungersi con il fume Atri, l'altro fiume che bagna la città, ma anche per pulire il Corso principale del centro storico, dallo sterco delle bestie da soma (asini, muli, e anche cavalli) che l'attraversavano tutto, e l'hanno attraversata fino agli anni 60, dall'ingresso di Via Roma, fino ad arrivare al primo quartiere storico medievale di San Bartolomeo, a ridosso del Castello Aragonese "Gerione", sorto  nell'anno mille.

 Il Comune aveva l'onere di deviare le acque dal canale attaccato alla Maccarunera (ex Pastificio/Mulino) il quale tramite ordinanza amministrativa, con "AVVISO ALLA CITTADINANZA" informava la popolazione della pulizia del corso, invitandola a restare in casa, incaricando per tale compito, anche un banditore che si recava in tutti i quartieri della città. In parole povere, nella citazione di un gergo popolare, la Chiena veniva utilizzata per "lavare i panni sporchi in  famiglia". Non era uno spettacolo gratificante da offrire ad occhi esterni, nel pulire lo sterco animale, per un richiamo turistico, da propagandare fuori dal territorio comunale. Tutto quello che poi capitava, nell'acqua deviata del fiume Tenza, ai malcapitati cittadini (trasgressori o ignari dell'avviso, o che rientravano da altre località vicine), era solo una casualità, dovuta ad incidenti non voluti, tra il divertimento e gli "sfottò" tipicamente "paesani", dove tutti si conoscono, e di tutti, come si suol dire, si conosce "vita, morte e miracoli".

Campagna, fu bagnata dalla Chiena, fino agli anni 60 (come già accennato, al massimo fino agli inizi degli anni 70), quando la cultura contadina iniziava a scomparire gradualmente. Il boom economico di quegli anni decretò quasi definitivamente la sua scomparsa, con interi nuclei familiari (che patendo ancora la povertà degli anni post 2a guerra mondiale) decisero di emigrare al nord Italia, chiamati da altri parenti e conterranei, soprattutto in Lombardia, e precisamente a Lissone in Brianza), ma anche in Svizzera, Germania, Francia e Inghilterra. Negli anni 70, infatti, la Chiena, sembrava essere vittima di un lento ma inesorabile declino, per finire nel dimenticatoio. andando letteralmente in disuso. Non si faceva quasi più. Non c'erano più mulini. Non c'erano più cartiere. La centrale elettrica tendeva a scomparire di lì a poco.  Gli asini, muli e cavalli, non passavano più.
Si arrivò così alla data del 1980, segnato dal tragico terremoto del 23 novembre. Un Comitato "Amici del Museo e della Chiena" attenti alla salvaguardia di un mondo in via di estinzione(dei quali alcuni sono confluiti nell'Associazione G. Bruno, ed altri nell'Associazione Utopia, con alle spalle il supporto di Italia Nostra di Salerno), pensò in primis alla salvaguardia, e poi ad un recupero, per un nuovo uso della Chiena, con un'idea progettuale ben precisa, scaturita da una ricerca pre-terremoto, sull'Identità & Memoria (dalla metà degli anni 70) di Angelo Riviello (un artista, pittore, scultore, film-maker, natio del luogo, socio esterno militante di Italia Nostra, che faceva il pendolare, tra la città di Milano e Campagna, conosciuto e apprezzato in un certo ambiente artistico milanese di punta, ma anche di Salerno (città delle sue due prime personali, 1978 e 1981 alla Galleria Taide di Pietro Lista), Napoli e Roma,  nella proposta di recuperarla per restituirla alla comunità, e nel tentativo di ri-destinarla ad altro uso, e cioè per un richiamo turistico-culturale, nel progettare un futuro, con la creazione di una piccola economia, per una Comunità lontana dai soliti circuiti turistici.

Ed ecco che con questi presupposti, entra in scena l'Arte. e precisamente gli artisti (di cui alcuni amici di vecchia data) invitati nel 1985 dallo stesso Angelo Riviello (in qualità di coordinatore artistico del Comitato, con studi di Scenografia, compiuti, all'Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diplomò), che dopo i primi tentativi di spettacolarizzazione (tra il 1982 e il 1984), e sperimentando le infinite potenzialità espressive dei vari linguaggi artistici, che potevano confluire in tale progetto, nel 1985, trasformarono la Chiena, da evento di nettezza urbana in "Opera d'Arte" a più mani, con la collaborazione degli artisti, senza i quali era impossibile che tutto ciò avvenisse. Artisti dissidenti nei confronti di una cultura in auge in quel momento, voluta dal mercato dell'arte, nel "ritorno all'ordine", motivati, per un'arte nel sociale (public art), che andava incontro al pubblico, provenienti da ogni parte d'Italia, per un richiamo turistico intelligente, nel coniugare la "qualità" alla "quantità" dell'offerta, facendone un incontro annuale sotto forma di Rassegna o Festival. Nel 1982, oltre al progetto di un Museo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea (Casa Museo Laboratorio, inteso come contenitore "vivo" di esperienze in sito, nell'ex Convento dei Frati Domenicani di San Bartolomeo, già visitabile negli ani a cavallo, tra il 1990-92 e 94), come base, nel ricreare un ambiente consono, e una scenografia idonea nel luogo deputato di Piazza Melchiorre Guerriero (nel sito che fu del Sedile di San Bernardino, come da lapide-ricordo) fu progettata anche la Fontana della Chiena, con reperti ed elementi lapidei, con frammenti in pietra e di terracotta. Ed è in questo che risiede la chiave di lettura, per comprendere da dove arriva la Chiena (la Nuova Chiena), ri-nata dalla macerie del dopo terremoto (grazie ad un miracolo dell'Arte, con una situazione, che non si esita a definire d'avanguardia in quel contesto degli anni 80, in pieno boom della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva,  e ad un'Amministrazione Comunale consenziente (anche se perplessa e con molte riserve), nella sua trasformazione per un nuovo uso.

In questo modo fu strappata anche dalle grinfie della ruspa selvaggia, che già andava a sconvolgere, ad abbattere intere insule, e a coprire con cemento e catrame, interi canali, piccoli ponti, e corsi d'acqua del Tenza, compresi i lavatoi pubblici, in diversi angoli della città, a ridosso delle acque (vedasi l'esempio eclatante di Via Molinari, dove l'acqua si accarezzava con mano), con il tentativo di intaccarla definitivamente nei segni storici millenari, e nella sua passata e ricca economia: l'ACQUA! Per il Comitato,  convinti che non poteva esistere "avanguardia senza tradizione", la ricostruzione andava fatta attraverso l'arte e la cultura del presente, "portando a braccetto passato e presente", per un futuro da costruire che doveva già essere oggi.
A testimonianza di quel 1985, fu stampato un Libro/Catalogo dal titolo "'A Chiena a Campagna - Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea - Edizioni Civico Museo Campagna-Stampa Boccia Salerno, 1987, con testi di Angelo Riviello, Enzo Di Grazia e di Rino Mele, e con due racconti, uno di apertura di Alan Frenkiel e uno di chiusura di Vito Maggio. Tale Libro/Catalogo, si può ammirare e consultare, nell' esposizione storica in progress, nella Sala G.D'Ambrosio del Comune, accedendo dall'ex  Via Mercato (attuale Via Grimaldi.............).

Come si evince, l'acqua è stata, nella sua tradizione secolare, la maggiore economia della città/territorio di Campagna, unitamente ai prodotti di una ricca agricoltura, tra i quali primeggia l'olio extra-vergine d'oliva rappresentando uno dei fiori all'occhiello della comunità campagnese.

Azioni blitz nell'acqua della Chiena e Installazione nel fiume Tenza - MOSTRE PROGRAMMATE
Mostre per Chiena 30°: in anteprima "Angelo Riviello Moscato & Giulio Cesare Capaccio, con Marano & Riviello nella Città Invisibile Sparita"(mini Ante-Logica Pre Mortem), con un omaggio alla città di Campagna, e ad un personaggio storico straordinario (Giulio Cesare Capaccio), nella presentazione di Rino Mele (Università di Salerno), con lettere all'autore di Gelsomino  D'Ambrosio (Segno Associazti di Salerno), e di Antonio D'Avossa (Accademia di Belle Arti di Brera), dell'anno 2002 - Historic B Hotel Maccarunera dal 27 Luglio al 27 Agosto 2015;
Mostra-Documentaria in progress, dei manifesti storici, del libro/catalogo "'A Chiena a Campagna-Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea", e stampati vari (locandine, cartoline, foto-documentarie, etc.), a cura dell'Associazione Utopia Contemporary Art (Direz. Artistica di Angelo Riviello) - Fino al 30 Settembre (con proroga fino al 15 Ottobre 2015)- Sala Conferenze "Gelsomino D'Ambrosio" del Comune di Campagna, dove nell'atrio esterno si può ammirare la piccola Fontana della Giudeca, riprodotta  in scala 1/2, e ubicata in modo permanente,  il 9 Agosto (sezione Laboratorio-Arte Applicata, curata dall'Arch. Santino Campagna-Presidente di Utopia);
Mostra-Laboratorio Site Specific, dell'anno 2010, sul tema dell'Acqua, della Chiena e Storia del Luogo, a cura di Aldo Colella (Presidente dell'Associazione Culturale "Visioni Future" di Potenza) - Dal 29 Agosto al 30 Settembre (prorogata in data da destinarsi).
Le azioni blitz nell'acqua della Chiena 2015, con un' Installazione nel fiume Tenza, ha visto la presenza del Gruppo Internazionale "Manifesto Brut"- nella rappresentanza di Rino Telaro (con una performance nelle acque della Chiena), e Giorgio Scotti (con un'installazione nel fiume Tenza, dal titolo "La moltiplicazione delle acque"), coadiuvati da Angelo Riviello, nel supporto dell'Associazione Utopia Contemporary Art, dal  Presidente Santino Campagna, e da altri amici, cittadini e soci di Utopia.
Associazione Culturale "Utopia Contemporary Art
(Coordinamento e Direzione Artistica di Angelo Riviello)













Il secondo manifesto storico, ritrovato "in soffitta",del 1983.
p.s.non si hanno invece notizie di una locandina stampata nel 1984 (Artisti di Campagna), e di una bella locandina, lunga e rettangolare (quasi seppia) stampata nel 1985, per la Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea, 




Copertina del Catalogo storico del 1985

Angelo Riviello & Gelsomino Fezza - La prima foto storica, scattata nel 1982 nella vasca della Fontana di Via Giudeca, che simboleggiava la ripresa della "Chiena", preannunciando un progetto, fatto di Arte, Cultura del Presente, Spettacolo, Secchiate e Passeggiate nell'acqua, come riportato nell'introduzione (di A. Riviello) del Catalogo storico del 1985: "Una “Piena d’Acqua” e una “Piena d’Arte”
Happenings, performances, teatro, mimo, danza, musica, cinema, pittura, scultura, fotografia, installazioni, laboratori, giochi e sfoghi nell’acqua e ai confini, tra malumori e divertimenti, gioie e perplessità"

Pompeo Ganelli - Questa invece, è la prima foto storica della "secchiata selvaggia", scattata nel 1985.
La più famosa e la più bella di tutte, che sintetizza tutta la bellezza coinvolgente di detta nuova usanza,
preannunciata già dal 1982, nell'idea progettuale

La Fontana della Chiena, di Angelo Riviello (progettata nel 1982, e realizzata nel 1994)

















Ai fini di una ricostruzione storica:
Di seguito, riportiamo alcune testimonianze orali, di anziani cittadini campagnesi, che non ci sono più, sulla Chiena tradizionale, che fino agli anni 60 puliva il corso principale della città di Campagna, raccolte nel 1983, dagli “Amici del Teatro”, sotto la guida di Antonio Caponigro (regista del gruppo) e del cittadino ebolitano Vincenzo Altieri (mimo, attore, regista e ideatore (incaricato) del progetto Chiena di quell'anno, durante il secondo esperimento di spettacolarizzazione (rivelatosi non idoneo all'idea progettuale da sviluppare), dopo il primo (riuscitissimo), del 1982 (seguito poi da una mostra), con musiche classiche (con opere di Rossini e Mahler) a cura di Vito D'Ambrosio e Gelsomino Fezza, nella Direzione Artistica di Angelo Riviello 

Nel ricordo di:

a) Mario Luongo

Dom. - Come ti ricordi che avveniva molti anni fa la Chiena?
Risp. - Con la vendita dei meloni?
Dom. - Anche, la Chiena con tutto ciò che si svolgeva intorno.
Risp. - Quando scendeva la Chiena l’acqua era molto abbondante, il doppio di quella di oggi…
Dom. - Come mai?
Risp. - Perché venivano poste le tavole lungo il corso dell’acqua e l’acqua riempiva la vasca che c’era e scendeva il doppio di quella di oggi, tanto è vero che ne scorrevano oltre venti centimetri per il corso. Arrivavano fin quasi a S. Antonio, vicino la chiesa di S. Giovanni. C’era allora la vendita dei meloni e l’acqua che scendeva forte rompeva gli arginetti fatti di piccole pietre per mantenere la catasta dei meloni e li portava via. Questo accadeva vicino alla chiesa dell’Annunziata, poi lungo il Corso, vicino al punto dove c’era il mio bar, dove l’acqua era più in discesa, giungeva dirimpetto al tabaccaio e lì c’era l’altra catasta. Essendo lì l’acqua più forte, trascinava via tutto. Noi ragazzi aspettavamo giù. Attendevamo il momento della Chiena e nello stesso tempo così si mangiavano pure meloni.
Dom. - E i venditori non dicevano niente?
Risp. - Eh, non dicevano niente: chiacchiere, grida, strilli, ogni proprietario gridava: “I meloni miei, i meloni miei”. Ognuno li voleva, perché, giustamente, li aveva comprati.
Dom. - Quindi li vendevano in mezzo alla strada?
Risp. - Sì , in mezzo alla strada.
Dom. - So ad esempio che gli spazzini pulivano nella Chiena. Che ti ricordi?
Risp. - Tempo fa gli spazzini erano “maltrattati”, gli facevano il bagno. Quelle cose che succedono oggi allora le facevano a centinaia. Non è come oggi che si uniscono poche persone, ragazzi soprattutto, si aspettava i1 momento della Chiena per f arsi il bagno a dovere.
Dom. - Quindi pure gli spazzini venivano bagnati?
Risp. - E pure gli spazzini venivano bagnati.
Dom. - Cos’altro ti ricordi?
Risp. - Nella Chiena partecipavano anche gli anziani che ti acchiappavano e ti buttavano in acqua, anche se eri asciutto. Uno che passava, pure se andava di  fretta, lo afferravano e lo buttavano dentro.
Dom. - Ma questo prima o dopo la guerra?
Risp. - Prima della guerra, e perché poi meloni qua in mezzo alla strada non se ne sono venduti più. Con la Chiena non solo si puliva, ma anche tutto era lecito. Non bastava la Chiena, che si svolgeva tre volte la settimana; ogni pomeriggio ci stavano le pompe dell’acqua che aspiravano con una pompa grande dal fiume. Poi il Comune, visto che si consumava molta acqua, comprò addirittura un camion con autobotte, che a sua volta si riempiva nel Tenza e bagnava tutta la strada.
Dom. - Poi gli spazzini appresso pulivano?
Risp. - No, gli spazzini toglievano prima le immondizie, in modo che l’acqua poi bagnava e puliva le strade rinfrescandole. Questo mi ricordo dello svolgimento della Chiena.

b) Emilia Luongo

Era verso il ‘56-‘57 , erano i tempi tristi, si lavorava notte e giorno. Ebbene, io mentre ero vicina al bancone del bar, c’era … (un tizio) che ogni giorno, alla solita ora, veniva a prendere il caffè dopo pranzo. In quel momento avevo messo l’acqua nella macchina. Egli ripeteva con insistenza: “Tu fai in fretta, perché fra poco scende la Chiena e io non me ne posso scendere”. Era un uomo non comune, aveva una certa dignità, si sentiva superiore alla Chiena, insomma. Egli non voleva perdere tempo prima che scendesse la Chiena. In fretta, in fretta, praticamente mentre stava prendendo il caffè cominciò e scendere l’acqua, appena appena. Si avvicinò un ragazzo, mo non ricordo chi è, sono passati tanti anni, disse: “Vi porto io addosso per non farvi bagnare i piedi” Nel frattempo che scese dal bar e arrivò all’angolo del Convitto la Chiena infuriava, era diventata già alta. La prima acqua portava avanti i vetri, insomma tutte le impurità. Quel ragazzo andò su un vetro e cadde, lui avanti e l’altro con la testa indietro. Praticamente la Chiena proprio alla svolta dove l’acqua più in infuriava saltava sulla sua testa. La testa era a terra, lui era steso e l’acqua saltava su di lui. Insomma aveva tentato il possibile per non bagnarsi i piedi e poi si bagnò tutto. Noi avevano tenta voglia di ridere, anche se ci dispiaceva della fine che aveva fatto.

c) Claudio Caponigro

Mi ricordo che nella Chiena giocavamo a Pallone. Le mamme stavano con i bambini che volevano giocare e li trattenevano. Le botteghe venivano chiuse altrimenti l’acqua entrava dentro. La Chiena scorreva una, massimo due volte la settimana di sabato per pulire il paese per il mercato della domenica. Ricordo che quando l’acqua raggiungeva le fogne si vedevano grossi topi uscire fuori per non annegare e tutti li rincorrevano.

d) Cecilia Schiavone

L’acqua che scorreva prima era molta di più di oggi. Poi c’erano gli spazzini, che non erano certo dei signori come oggi e portavano i corbelli in testa, poveracci, scalzi, senza stivali, mettevano le tavole, le felci e non facevano disperdere nemmeno un po’ d’acqua. Il paese doveva essere pulito e lo pulivano, anche se erano di meno rispetto agli spazzini di oggi. C’erano le donne, che spesso, quando c’era la Chiena, sostituivano i mariti, essendo più pratiche. Fino a dieci anni fa era svolta in modo tradizionale, ora fanno i “pagliacci”, si buttano l’acqua addosso, non si capisce niente.
Dom. - Ma prima acqua non se ne buttavano?
Risp. - No, pulivano solamente il paese. Si giocava pure, ma non si faceva come oggi. Ognuno col secchio puliva davanti al negozio, sul marciapiedi. Non c’era tanta gioventù scostumata come oggi, se qualcuno veniva rimproverato ascoltava. Qualcuno che non si voleva bagnare aspettava prima che finisse la Chiena, non come oggi che improvvisamente si buttano, era una cosa più seria.
Dom. - Prima della guerra non ricordi?
Risp. - Io facevo il bar, qui sul Corso, caffè e biliardo, e perciò ricordo che non c’era questa confusione. Il cliente giocava dentro, non pensava alla Chiena fuori, quando finiva la partita usciva. Era tutto più serio. Quei poveri  spazzini, quei poveri che erano, coi corbelli in testa che perdevano acqua, si bagnavano, raccoglievano l’immondizia ed andavano e buttarla nel Tenza nel punto più vicino. Prima pure si giocava, ma non come oggi, che ci si può fare del male, ci si divertiva a bagnarsi i piedi, a lanciarsi il pallone, si lavavano i gradini, ma non succedeva quello di oggi: addirittura l’acqua viene buttata sui balconi. Allora la Chiena si faceva proprio per la pulizia del paese e quando l’acqua era diventata limpida i bambini si buttavano e non come oggi che ci si butta nell’acqua sporca. Prima l’acqua era assai, ora ce n’è poca. Arrivava vicino alla chiesa di S. Giovanni, si mettevano le felci come oggi, ma allora l’acqua non si disperdeva. I negozi però non aspettavano la Chiena per pulire gli spazi antistanti, perché il corso dell’acqua passa per il paese e tutti attingevano, quindi non c’era bisogno di aspettare.

e) Alberto Remolino

Prima si andava a lavorare con la bicicletta e anche durante la Chiena si correva in bicicletta. Io feci così cadere una donna che si ruppe la testa e rimasi tre giorni fuori di casa per paura, perché stava sul punto di morire. Ognuno lavava il suo negozio. Adesso c’è molta scostumatezza. Non puoi nemmeno uscire che ti buttano un secchio d’acqua addosso. Io una volta sono uscito fuori con le forbici, stavo per bisticciarmi. Poi dicono che sei vecchio, arretrato.

f) Vito Caponigro

Dom. - Come si svolgeva un tempo la Chiena?
Risp. - Prima eravamo senza calzoni, senza vestiti, io tenevo 7-8 anni, sto parlando di 48-49 anni fa. La gente era essai, non pochi e dispersi come oggi, si facevano le file, si mettevano le tavole e 1e felci e l’acqua giungeva fino ai tombini nel Corso. Di sotto c’erano 1e vasche della calce che si riempivano d’acqua e noi, i ragazzi che vedevamo passare, li buttavamo dentro.
Dom. - Ma voi giocavate?
Risp. - Come, giocavamo a pallone, facevamo i soldati.
Dom. - Si deviava spesso il corso?
Risp.. -Sì, d’estate, una o due volte la settimana. Gli spazzini erano i più imbrattati. Prendevano 1a spazzatura, e la buttavano nel fiume, mettevano i corbelli in testa e quello “sciroppo” che colava giù li sporcava tutti.

Da un link pubblicato su Wikipedia, invece si riporta testualmente:

 "Si racconta che all’origine della festa  ci fu un avvenimento storico poco romantico.
Tutto nasce durante la peste del ‘600 che costrinse a una pulizia massiccia delle strade cittadine di Campagna.
Per risolvere efficacemente il problema, nel mese di agosto si pensò di deviare il fiume Tenza, affluente del fiume Sele,  sfruttando la potenza e la purezza delle sue acque.
Quell’evento suscitò poi i favori dei cittadini, diventando un vero e proprio rituale estivo".
n.b. Resta comunque solo una suggestiva ipotesi storica...Come lo fu anche per Roma, con il fiume Tevere, nel 600, di cui una parte delle acque allagava la stupenda Piazza Navona.
Da Wikipedia - Collegamenti esterni:
  

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